giovedì 22 dicembre 2011
L'emergenza
La seconda fase del governo Monti preoccupa più della prima in quanto probabilmente si ridurrà in una nuova manovra per reperire risorse per gli alti interessi sui titoli di stato. . La strada per crescere è unica, diminuire il peso fiscale e trovare le risorse da destinare alla riduzione del deficit altrove, anche perchè raggiunto il pareggio di bilancio bisognerà puntare a una consistente riduzione del debito che si potrà ottenere solo con una sotenuta crescita del PIL. Il solo aumento della ricchezza può garantire la diminuzione del debito. Questi ultimi tre anni sono stati caratterizzati da un pensiero dualistico ben rappresentato dalle forze di maggioranza e opposizione. Il ministro dell'economia puntava sul controllo della spesa per contenere il deficit, mentre le opposizioni insistevano per politiche di spesa che avrebbero dovuto favorire la crescita. Ora sembra che siano tutti daccordo sul controllo della spesa e aumento della pressione fiscale per fare cassa. Il dibattito, in questo modo, pretestuosamente per confondere le idee ai cittadini, viene spostato dall'economia al sociale, rispolverando opportunamente vecchi motivi di contesa utili solo ai partiti e alle cosiddette forze sociali per ristabilire le identità e la storia, mentre il governo potrà sopravvivere accusando di volta in volta gli uni o gli altri di ostacolare le riforme che nessuno vuole, sopravvivendo in tal modo si potrà arrivare alla scadenza naturale della legislatura se non si verificano fatti nuovi dai quali l'una o l'altra forza politica potrà trarre vantaggio. La polemica sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori è l'emblematica dimostrazione di questo. I problemi sono e saranno sempre di chi sarà poi chiamato a pagare per questi miseri giochi di potere. La dimostrazione di quanto detto sta nelle cosiddette misure antievasione e precisamente nelle norme che limitano la circolazione del contante e consentono il controllo del fisco sul risparmio in modo che i nostri governanti potranno essere sicuri di quanto ancora poter spremere a chi per una vita intera ha lavorato e risparmiato per i furbi. La nostra classe politica vecchia non solo di età ma, principalmente per la lunga permanenza in parlamento non si rassegna a uscire di scena, imperterrita resta attaccata alla poltrona senza provare alcuna vergogna per i danni provocati alla nazione. La favola dell'emergenza ha garantito la sospensione della democrazia che prezzolati commentatori al soldo del potere, forti di una lingua di carta vetra, in tutti i modi siaffannano a negare. La storia ci ricorda che alla fine le emrgenze non hanno mai pagato: l'emergenza, all'inizio deggli anni venti, costrinse il re ad affidare il governo al Cav. Mussolini e la medesima situazione d'emergenza più tardi, in Germania, diede il potere al partito nazionalsocialista. La situazione attuale non ha nulla a che vedere con quei fatti ma, comunque le emergenze non giustificano il mancato ricorso al popolo quando una nazione deve operare scelte difficili e onerose.
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